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Il contratto di matrimonio

Il contratto di matrimonio


Arriva molto presto il successo per Jean-Baptiste Greuze, che, a soli 25 anni (era nato il 21 agosto 1725 nella cittadina francese di Tournus che oggi conta appena cinquemila abitanti) è già a Parigi, allievo di Charles-Joseph Natoire all'Académie royale de peinture et de sculpture (che confluirà nel 1816 nell'Académie des beaux-arts). Diventa popolare, tanto da riscuotere l’elogio di Diderot per la moralità dei suoi soggetti.

Anche se la fama del giovane pittore non si preannuncia duratura bensì più simile a quella di alcuni attori che ai giorni nostri ricevono un grande riscontro di pubblico per aver interpretato un personaggio e che fatalmente non riescono ad interpretarne altri risultando neutralizzati agli occhi degli spettatori degli dall’immagine ormai irrimediabilmente associata all’interprete.

E così accadde a Greuze, poco convincente e criticato quando, proponendo, ad esempio, La cruche cassée (1771), la perdita della verginità. Tentava di cimentarsi in soggetti diversi da quelli che lo hanno reso celebre.

Nulla a che vedere con il suo capolavoro, di dieci anni precedente, oggi conservato al museo del Louvre, L'Accordée de village (che neppure sembra essere il suo titolo originale), conosciuto anche come The Marriage Contract nel quale prende vita la scena di una proposta di matrimonio al cospetto di una quantità di persone tale da far prevalere il ruolo sulle figure umane che lo incarnano; il tutto nel perfetto anonimato della c.d. pittura di genere, quella che propone momenti di vita quotidiana nei quali il pubblico tende a riconoscersi, finanche entusiasmandosi a scene di vita ordinaria quando divengono il soggetto di un’opera d’arte.

Il rischio incombe con il passar del genere, si potrebbe dire, e, come a quegli attori di cui si diceva, è possibile che con esso passi anche il pittore, come accadde a Greuze, la cui parabola declinò, dapprima con l’abbandono dei saloni pubblici, in cui smise di esporre, preferendone uno privato, peraltro frequentato assai bene, successivamente con la sua totale scomparsa quando, non più di moda, per sopravvivere fu costretto a dedicarsi interamente a lezioni private.

Saremmo tentati di definirlo un perdente di successo, visto che in questa parentesi oscura della sua vita professionale, nel 1792 incontrò Napoleone Bonaparte, nessuno sa in quali circostanze, realizzando quello che ancora oggi risulta essere il primo ritratto conosciuto del futuro imperatore. Greuze conservò il disegno a casa sua per tutto il resto della vita, che si concluderà, mentre versava ancora in condizioni di indigenza, nel 1805, non prima di avere dato alla luce anche un secondo ritratto di Napoleone nel 1803.

Il contratto di matrimonio fu commissionato dal marchese de Marigny (1727–1781), potente direttore degli edifici del re (Directeur des Bâtiments du Roi),
all’allora giovane artista, considerato una stella nascente, appunto nella fase ascendente della sua fortuna artistica e sociale.


Al centro della scena del quadro il padre della futura sposa, con le braccia stese in un ampio gesto che occupa, in tutta la sua teatralità, più il momento che lo spazio, per la restante parte abitato dalla presenza di un ampio gruppo di persone, tra le quali figura anche il notaio; a quest’ultimo, giunto appositamente, eppure assai bene attrezzato con tavolino e sedia, il compito di registrare il momento, per trasformarlo in un fatto giuridico mentre l‘anziana madre della promessa sposa le tiene la mano, come a rassicurarla che tutto procede bene; lo sposo reca un sacchetto che presumibilmente simboleggia la controdote (contraddote, sopraddote, dodario o dotario, antefato o antifato) (in latino dotarium, donatio propter nuptias, bizantino: hypobolon; francese douaire, inglese dower, olandese weduwgift, tedesco Wittum), il complesso dei beni che secondo la legge lo sposo o la famiglia dello sposo corrisponde alla sposa successivamente al matrimonio.

Lo sguardo severo di una persona sulla destra, certamente parte del mènage domestico, si contrappone visibilmente alla salita sulla scala di una persona evidentemente non interessata o, forse, non legata alal famiglia, e nella parte centrale di questa struttura piramidale, che sembra avere tutto quanto necessario per togliere intimità ad una scena storica, di genere, appunto, compare il gesto, la meraviglia di quest’opera: nella confusione che, se chiudiamo gli occhi, possiamo più facilmente immaginare, quasi avvertendone le voci e gli echi nell’ambiente chiuso, la giovane donna sfiora con la punta delle dita il dorso della mano del ragazzo e, mentre la madre le parla, mantiene lo sguardo davanti a come ad evitare il rischio che qualcuno, seguendo la direzione in cui guarda, rintracci il contatto tra i due.

Lo sguardo severo di una persona sulla destra, certamente parte del mènage domestico, si contrappone visibilmente alla salita sulla scala di una persona evidentemente non interessata o, forse, non legata alal famiglia, e nella parte centrale di questa struttura piramidale, che sembra avere tutto quanto necessario per togliere intimità ad una scena storica, di genere, appunto, compare il gesto, la meraviglia di quest’opera: nella confusione che, se chiudiamo gli occhi, possiamo più facilmente immaginare, quasi avvertendone le voci e gli echi nell’ambiente chiuso, la giovane donna sfiora con la punta delle dita il dorso della mano del ragazzo e, mentre la madre le parla, mantiene lo sguardo davanti a come ad evitare il rischio che qualcuno, seguendo la direzione in cui guarda, rintracci il contatto tra i due.

Tutti elementi che contribuiscono a formare e animare la cifra estetica della sensualità di questo gesto che, letto nel quadro del desiderio di due giovani innamorati e del loro progetto di unire nelle loro vite e il futuro che li attende, costituisce la realtà speculare del rito e della forma giuridica nella quale tutto tenta di riassumersi.

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The marriage contract

Success arrives early for Jean-Baptiste Greuze, who, at the tender age of 25 (born on August 21, 1725, in the small French town of Tournus, which today boasts only five thousand inhabitants), finds himself in Paris as a pupil of Charles-Joseph Natoire at the Royal Academy of Painting and Sculpture (which would later merge in 1816 into the Academy of Fine Arts). He becomes popular, so much so that he garners praise from Diderot for the morality of his subjects.

Although the fame of the young painter initially doesn't seem enduring but rather akin to that of some actors today who receive great public acclaim for portraying a character and subsequently fail to embody others, being forever identified with that initial role.

So it happened to Greuze, who was unconvincing and criticized when, for example, he presented "The Broken Pitcher" (1771), depicting the loss of virginity. He attempted to delve into subjects different from those that made him famous.

This has nothing to do with his masterpiece, created a decade earlier, now housed in the Louvre Museum, "The Village Betrothal" (which may not even be its original title), also known as "The Marriage Contract." In it, a marriage proposal comes to life before a crowd of people, overshadowing the individual figures. This captures the essence of genre painting, which portrays everyday life moments that the audience can relate to and even become enthralled by when transformed into works of art.

The risk looms as the genre evolves, one might say, and, like those actors, the painter might fade into obscurity. This indeed happened to Greuze, whose career first declined with his withdrawal from public salons, where he ceased to exhibit, opting instead for a private salon that was quite well-attended. Later, he disappeared entirely when he was no longer in vogue, forced to rely solely on private lessons to make a living.

One might be tempted to describe him as a "successful loser." During this dark period of his professional life, in 1792, he encountered Napoleon Bonaparte, under unknown circumstances, creating what remains to this day the earliest known portrait of the future emperor. Greuze kept the drawing in his possession for the rest of his life, which ended while he was still in poverty in 1805, not before producing a second portrait of Napoleon in 1803.

The marriage contract was commissioned by the Marquis de Marigny (1727–1781), the powerful director of the King's Buildings (Directeur des Bâtiments du Roi), from the then-young artist, considered a rising star in the ascendancy of his artistic and social fortune.

At the center of the painting, the father of the future bride extends his arms in a sweeping gesture that occupies more of the moment than the space itself, emphasizing the theatricality. The rest of the space is inhabited by a large group of people, including a notary. The notary, well-prepared with a table and chair, has the task of documenting the moment and turning it into a legal event. Meanwhile, the elderly mother of the bride holds her daughter's hand, reassuring her that everything is proceeding well. The groom carries a bag, presumably symbolizing the dowry, the complex of assets that, according to the law, the groom or his family will give to the bride after the marriage.

The stern gaze of a person on the right, surely part of the household, visibly contrasts with the ascent on the stairs of someone evidently uninterested or perhaps not connected to the family. In the central part of this pyramidal structure, which seems to have everything necessary to remove intimacy from a historical scene of genre, we find the highlight, the wonder of this work: in the confusion that we can more easily imagine if we close our eyes, almost sensing the voices and echoes in the enclosed space, the young woman lightly touches the back of the boy's hand with her fingertips. While her mother speaks to her, she keeps her gaze fixed ahead, as if to avoid the risk that someone, following her gaze, might detect the contact between the two.

All these elements come together to shape and animate the aesthetic essence of the sensuality of this gesture, which, when viewed in the context of the desires of two young lovers and their plan to unite their lives and the future that awaits them, represents the mirror image of the ritual and legal form in which everything strives to converge.

Il contratto di matrimonio