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Tempi di permanenza dei figli con i genitori e mantenimento diretto

Nel determinare l'eventuale assegno di mantenimento

i tempi di permanenza,

unitamente agli altri criteri ex art. 337 ter c.c.,

possono renderlo non necessario

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L’ordinanza della Corte di Cassazione, 05 giugno 2023, n. 15693 affronta il tema del mantenimento dei figli minori (e dei maggiorenni non autosufficienti sul piano economico) con particolare riferimento al caso di genitori in stato di separazione o divorzio.

Laddove il mantenimento diretto non sia possibile occorre garantire ai figli le stesse possibilità presenti in caso di convivenza tra i membri della famiglia. Ed a questo scopo la legge prevede un assegno di mantenimento a favore del genitore economicamente più debole che lo percepisce dall’altro interesse dei figli, salvo altre disposizioni che sul piano economico lo riguardino personalmente.

Tra i vari criteri di determinazione ex art. 337 – ter c.c. vi sono i tempi di permanenza dei figli presso i genitori i quali, laddove identici, in presenza di altre condizioni di parità economica tra i genitori, possono portare anche ad escludere la previsione stessa dell’assegno.

The Court of Cassation's order, June 5th, 2023, No. 15693, addresses the issue of child maintenance (including financially dependent adult children) with specific reference to cases of parents in separation or divorce.

Where direct maintenance is not possible, it is necessary to ensure that children are provided with the same opportunities as in cases where the family members live together. To this end, the law provides for a maintenance allowance in favor of the economically weaker parent, which is received from the other parent in the best interest of the children, unless there are other provisions that concern the economically weaker parent personally.

Among the various criteria for determination, ex article 337-ter of the Civil Code, the length of time the children spend with each parent is considered. If these times are identical and there are other conditions of economic parity between the parents, it may even lead to the exclusion of the maintenance allowance itself.

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I figli hanno l'indisponibile diritto al mantenimento, che è diretto se inteso nella sua qualità di maggior garanzia delle loro esigenze ad un sano ed equilibrato sviluppo psicofisico.

D’alta parte il carattere diretto del mantenimento riconduce ad una condizione di famiglia unita,  i cui componenti convivono, condividendo le risorse nella loro disponibilità e spontaneamente cooperando nel miglio utilizzo delle stesse.

L’ingresso della famiglia nella vicenda della separazione o del divorzio altera questo quadro, introducendovi atri e diversi elementi di forte condizionamento dell'equilibrio sopra descritto.

La separazione dei genitori verosimilmente aumenta le esigenze economiche degli Stessi nell’ambito della stessa dotazione patrimoniale esistente in epoca precedente a quella della frattura del legame famigliare.

Tutto ciò renderà necessario stabilire, anche giudizialmente, laddove i genitori non si accordino in favore dei figli minori o maggiorenni non autosufficienti, un nuovo equilibrio nel riparto delle suddette risorse economiche, considerando che tali si ritengono essere tutte le risorse a disposizione dei genitori, non potendosi limitare alla liquidità disponibile agli Stessi l’ambito dei mezzi sui quali i figli, che la famiglia sia unita o meno, devono poter contare.

Nel contesto che si è appena descritto si iscrive l’art. 337 – ter del codice civile ove è stabilito [commi 04, 05, 06] che:

«Salvo accordi diversi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità, da determinare considerando:

01)       le attuali esigenze del figlio;

02)      il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori;

03)      i tempi di permanenza presso ciascun genitore;

04)      le risorse economiche di entrambi i genitori;

05)      la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore;

L'assegno è automaticamente adeguato agli indici ISTAT in difetto di altro parametro indicato dalle parti o dal giudice.

Ove le informazioni di carattere economico fornite dai genitori non risultino sufficientemente documentate, il giudice dispone un accertamento della polizia tributaria sui redditi e sui beni oggetto della contestazione, anche se intestati a soggetti diversi».

Questo il quadro completo delle regole dettate dal codice civile.

Nello specifico, nell'interesse dei figli è la tendenziale riduzione, sino all’auspicabile neutralizzazione, della forbice che divarica i tempi di permanenza degli stessi presso i genitori; e questo avverrà nel quadro di un processo  graduale, in armonia con la crescita dei figli e con la loro, fisiologica, sempre maggiore autotomia dalle esigenze di accudimento che, in tenera età, certamente consigliano la prevalente permanenza presso la madre.

Laddove non esistano tra i genitori significative differenze economiche (la cui valutazione tenga conto di tutte le disponibilità mobiliari, immobiliari e logistiche facenti capo ad essi), l’eventuale permanenza, nella stessa misura, dei minori presso ciascun genitore, viene sovente ritenuta un motivo alla base del mantenimento diretto, con conseguente inutilità dell’assegno perequativo in favore di uno dei genitori ed a carico dell’altro. Ma, più esattamente, questa condizione è essa stessa una forma di mantenimento diretto che già si realizza proprio in conseguenza dell’eguale misura dei tempi di permanenza.

Non solo. Laddove in questa circostanza (che si realizza ad esempio quando i minori trascorrano con i genitori settimane alterne) si insista nel mantenere l’assegno, pur in assenza di significative differenze di disponibilità economica, questo si tradurrà in un ingiustificato depauperamento, in quota parte corrispondente all’assegno, del patrimonio del soggetto obbligato, il quale, pur avendo i figli minori con sé a settimane alterne, in quelle settimane dovrebbe poter contare su di una disponibilità ridotta, evidentemente a tutto danno del figlio, salvo ritenere che il coniuge beneficiario dell’assegno lo utilizzi in modi e forme tali da riequilibrare la situazione descritta. Ipotesi, questa, che, oltre ad essere illogica, andando a costituire una sorta di regresso della funzione perequativa dell’assegno, appara prima facie anche assai poco plausibile. A differenza di quanto accade per le spese straordinarie, infatti, l’assegno da genitore a genitore soddisfa l’esigenza di un mantenimento slegato da specifiche voci di spesa, il che lascia ritenere che, una volta entrato nella sfera di controllo del genitore beneficiario, esso si perderà in mille rivoli (pur nel generale interesse dei minori) lasciando inalterata la situazione di svantaggio nella quale è venuto trovarsi il genitore obbligato a corrisponderlo.

Nella recentissima Ordinanza della Corte di Cassazione, 05 giugno 2023, n. 15693 sono chiaramente riepilogati i principi e le regole essenziali in ordine all’argomento in esame.

Ripercorriamone i passaggi che più direttamente affrontano il tema del rapporto tra tempi di permanenza e mantenimento diretto.

Al § 3.3 si ricorda preliminarmente che «La modalità primaria di adempimento dell'obbligo predetto è, ragionevolmente, quella del mantenimento diretto. La disgregazione della famiglia conseguente alla separazione, al divorzio ed all'interruzione della convivenza, tuttavia, può far sorgere la necessità di ristabilire la misura della proporzionalità contributiva dei genitori nei confronti della prole. In altri termini, se entrambi potranno continuare a provvedere alle esigenze ed alle spese connesse alla crescita dei figli, in via diretta, quando li hanno con sé, nondimeno si potrà verificare la necessità di riequilibrare la proporzionalità degli oneri che su ciascuno debbono gravare attraverso la previsione di un assegno di mantenimento»;

Al § 3.5. si opera una considerazione critica e di metodo laddove si spiega che «La debenza dell'assegno indiretto/perequativo, peraltro, non è automatica: il dovere di mantenimento dei figli, infatti, potrebbe essere pienamente ed adeguatamente assolto anche solo in via diretta. La corresponsione di un importo perequativo diviene necessaria, invece, allorquando, stante il divario reddituale e patrimoniale tra i genitori, considerati i costi connessi al mantenimento diretto della prole anche in relazione ai tempi di permanenza dei figli presso ciascuno di essi, si renda necessario riequilibrare la proporzionalità degli oneri di spesa a carico degli stessi».

Al § 3.5.1. si affronta il tema dei criteri di determinazione del contributo al mantenimento dei figli, precisandosi che «Non esiste un criterio fisso, predeterminato, diretto a stabile ex ante la misura dell'assegno cui il genitore sia tenuto. Il sistema normativo non prevede (diversamente da quanto avviene in altri ordinamenti) che una quota fissa dei redditi dell'obbligato sia destinata al mantenimento della prole»

e si opera un riferimento all’art. 337 – ter del codice civile al quale ci siamo riportati all’inizio e che «individua quali primari parametri di riferimento ai fini della quantificazione dell'assegno predetto, tra gli altri, le "attuali esigenze del figlio" ed il "tenore di vita goduto in costanza di convivenza con entrambi i genitori"».

Al § 3.5.3. entriamo nel merito specifico dei tempi di permanenza presso ciascun genitore poiché essi costituiscono  «altri parametri idonei ad influire sulla misura dell'assegno indiretto»

così come lo sono

«le risorse economiche di entrambi i genitori" e "la valenza economica dei compiti domestici e di cura assicurati ai figli da ciascun genitore", dovendosi sottolineare che la valenza dell'espressione "risorse economiche" è di ampio respiro, sicché il giudice non può limitarsi a considerare soltanto il reddito emergente dalla documentazione fiscale, se prodotta, ma deve tenere conto anche degli altri elementi di ordine economico, o comunque apprezzabili in termini economici, diversi dal reddito, suscettibili di incidere sulle condizioni delle parti, dovendo, in caso di specifica contestazione di una di esse, effettuare i dovuti approfondimenti rivolti ad un pieno accertamento delle rispettive risorse economiche di ciascun genitore (incluse eventuali disponibilità monetarie, investimenti in titoli obbligazionari ed azionari ed in beni mobili), avuto riguardo a tutte le potenzialità derivanti dalla titolarità del patrimonio in termini di redditività, di capacità di spesa, di garanzie di benessere e di fondate aspettative per il futuro [cfrCass. n. 6652 del 2023Cass. n. 9915 del 2007]».

D’altra parte, statuisce ancora la Cassazione, «L'assegno assolve, allora, ad una molteplicità di esigenze, non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma estese all'aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario e sociale, all'assistenza morale e materiale, alla opportuna predisposizione, fin quando l'età dei figli stessi lo richieda, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione».

Infine «l'entità dell'assegno di mantenimento, inoltre, dipende anche dal tenore di vita goduto in costanza di convivenza dei genitori, dal momento che la frattura familiare conseguente alla dissoluzione della convivenza non deve incidere negativamente sui figli compromettendone la qualità di vita che deve rimanere "tendenzialmente" analoga».

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The times of the children's stay with each parent,

along with other criteria outlined in Article 337-ter of the Civil Code,

can render the maintenance allowance unnecessary when determining its existence.

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Children have an inalienable right to maintenance, which is direct when understood as the greatest guarantee of their needs for healthy and balanced psychophysical development.

The direct nature of maintenance implies a condition of a united family, whose members live together, sharing the available resources and cooperating spontaneously for their best use.

The involvement of the family in the context of separation or divorce disrupts this framework, introducing other and different elements that strongly affect the aforementioned balance.

The separation of parents likely increases their economic needs within the same existing assets as before the fracture of the family bond.

All of this will make it necessary to establish, even judicially, where parents do not agree in favor of minor or non-self-sufficient adult children, a new balance in the distribution of the aforementioned economic resources, considering that all resources available to the parents are deemed to be such, and the scope of means on which the children, whether the family is united or not, must rely cannot be limited to the liquidity available to the parents.In the context just described, Article 337-ter of the Civil Code applies, where it is established [paragraphs 04, 05, 06] that:

"Unless otherwise agreed upon freely by the parties, each parent provides for the maintenance of the children in proportion to their income. The judge determines, if necessary, the payment of a periodic allowance in order to achieve the principle of proportionality, to be determined considering:

  1. the current needs of the child;
  2. the standard of living enjoyed by the child during cohabitation with both parents;
  3. the amount of time spent with each parent;
  4. the economic resources of both parents;
  5. the economic value of household and caregiving tasks undertaken by each parent.

The allowance is automatically adjusted according to the ISTAT indices in the absence of any other parameter indicated by the parties or the judge."

If the economic information provided by the parents is not sufficiently documented, the judge orders an investigation by the tax authorities regarding the income and assets subject to dispute, even if they are registered under different names."

This is the complete framework of rules set forth by the Civil Code.

Specifically, in the best interest of the children, there is a tendency to reduce, until desirable neutralization, the gap in the duration of their stay with each parent. This will occur gradually, in harmony with the children's growth and their increasing autonomy from caregiving needs, which, during their early years, certainly suggest a predominant stay with the mother.

When there are no significant economic differences between the parents (taking into account all their movable, immovable, and logistical assets), the equal stay of the minors with each parent is often considered a reason for direct maintenance, rendering the equalization allowance in favor of one parent and at the expense of the other unnecessary. However, more precisely, this condition is itself a form of direct maintenance that already occurs as a result of the equal duration of stay.

Not only that, but in this scenario (such as when the children spend alternating weeks with each parent), insisting on maintaining the allowance, even in the absence of significant economic disparities, would result in an unjustified depletion of the obligated party's assets, proportionate to the amount of the allowance. Despite having the minor children with them during alternate weeks, the obligated party would have reduced financial resources during those weeks, clearly to the detriment of the child unless it is assumed that the receiving spouse uses the allowance in ways that balance out the described situation. However, this hypothesis, besides being illogical and undermining the equalizing function of the allowance, appears prima facie highly implausible. Unlike extraordinary expenses, the allowance from one parent to another satisfies the need for maintenance detached from specific expenditure items, which suggests that once it falls under the control of the receiving parent, it will be dispersed in various ways (albeit in the general interest of the children), leaving the disadvantaged situation of the obligated parent unchanged.

In the recent ruling of the Supreme Court, Order No. 15693 of June 5, 2023, the principles and essential rules on the subject at hand are clearly summarized. Let's review the passages that directly address the relationship between duration of stay and direct maintenance.

In § 3.3, it is initially recalled that "The primary method of fulfilling the aforementioned obligation is reasonably direct maintenance. However, the breakdown of the family resulting from separation, divorce, and the cessation of cohabitation may necessitate restoring the proportionate contribution of parents towards the offspring. In other words, while both parents may continue to meet the needs and expenses associated with the children's growth directly when they are with them, there may still be a need to rebalance the proportionality of the burdens that each parent must bear through the provision of maintenance allowance."

In § 3.5, a critical consideration is made regarding the method, explaining that "The entitlement to an indirect/equalizing allowance, however, is not automatic. The duty to maintain the children could be fully and adequately fulfilled even through direct means. The provision of an equalizing amount becomes necessary when, due to the income and asset disparity between the parents, considering the costs associated with the direct maintenance of the children, including their duration of stay with each parent, it becomes necessary to rebalance the proportionality of the expenses borne by them."

In § 3.5.1, the issue of criteria for determining the contribution to the maintenance of the children is addressed, stating that "There is no fixed, predetermined criterion to establish in advance the amount of the allowance that the parent is required to provide. The legal system does not provide (unlike in other legal systems) for a fixed portion of the obligated party's income to be allocated for the maintenance of the children." It refers to Article 337-ter of the Civil Code, which we mentioned at the beginning, and which "identifies the primary reference parameters for the quantification of the aforementioned allowance, among others, as the 'current needs of the child' and the 'standard of living enjoyed during cohabitation with both parents.'"In § 3.5.3, we delve into the specific issue of the duration of stay with each parent, as they constitute "additional parameters capable of influencing the measure of the indirect allowance." The same applies to "the economic resources of both parents" and "the economic value of the domestic and caregiving tasks performed by each parent for the children." It should be emphasized that the expression "economic resources" has a broad scope, so the judge cannot simply consider only the income documented for tax purposes, if provided. The judge must also take into account other economic elements or appreciable elements in economic terms, different from income, that can affect the parties' circumstances. In the case of specific disputes between the parties, the judge must conduct thorough investigations to fully ascertain the respective economic resources of each parent (including any monetary availability, investments in bonds and stocks, and movable assets), taking into account all the potential derived from the ownership of assets in terms of profitability, spending capacity, well-being guarantees, and reasonable expectations for the future [see Cass. No. 6652 of 2023; Cass. No. 9915 of 2007]."

On the other hand, the Supreme Court further establishes that "The allowance fulfills multiple needs, not limited to the mere obligation of providing food, but extending to housing, education, sports, healthcare, and social aspects, as well as moral and material assistance. It includes the appropriate arrangement, as long as the age of the children requires it, of a stable domestic organization capable of meeting all the care and educational needs."

Finally, "The amount of the maintenance allowance also depends on the standard of living enjoyed during cohabitation of the parents, as the family breakdown resulting from the dissolution of cohabitation should not negatively impact the children, compromising their quality of life, which should remain 'tendentially' similar."

Tempi di permanenza dei figli con i genitori  e mantenimento diretto